San Michele
(19 aprile 1796)
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Deuxième vue du combat de Saint - Michel, les français
enlèvent le village, le 19 avril 1796.
Acquarello, mm 530 x 800. Parigi, Versailles e Trianon |
Colli non aveva voluto attendere il secondo attacco dei
francesi a Ceva e così aveva ordinato lo spostamento delle sue truppe su Mondovì,
scegliendo un terreno di difesa che presentava dei grossi vantaggi. Infatti
per chi proveniva da Ceva, il Tanaro a occidente, con le sue acque
profonde, e il torrente Corsaglia a sud rappresentavano un non facile ostacolo.
Napoleone non accetta la notizia della ritirata piemontese. Ordina quindi
alle truppe di Séruriér di puntare su San Michele di Mondovì, di attraversare
il Corsaglia e di attaccare frontalmente le postazioni nemiche. I soldati
di Augereau, invece, seguendo la riva destra del Tanaro, avrebbero dovuto
trovare un guado per poi sorprendere i piemontesi alle spalle.
Il piano però fallisce perché Augereau, non riuscendo
a trovare un guado nel Tanaro, non riesce a raggiungere in tempo Sèrruriér,
che viene respinto dai piemontesi. Il 19 aprile Séruriér ritenta e questa
volta le sue truppe riescono ad occupare San Michele. I francesi catturano
più di 600 uomini. Ma regna la confusione. Le truppe francesi, pur non avendo
ricevuto l'ordine, rompono le file, saccheggiano le case di San Michele
e si disperdono nelle campagne alla ricerca di cibo e di bottino.
I piemontesi, vista la situazione, ne approfittano. La
controffensiva prende il via da una coraggiosa azione della compagnia granatieri
del reggimento svizzero Christ, circa 73 uomini, che si trovava appostata
presso il ponte. Visto il paese ormai nelle mani dei francesi, questo gruppo
di granatieri si stava apprestando a raggiungere la riserva del generale Colli,
ma accortosi dello sbando delle truppe francesi, cambia idea, si organizza
e piomba sui cannoni e sui pochi soldati francesi di guardia. Molti prigionieri
piemontesi raccolti sulla piazza vengono liberati. In poco tempo i francesi
ripassano il ponte. San Michele ritorna nelle mani dei piemontesi. Séruriér
non può fare altro che tentare di rimettere un minimo di ordine tra le sue
truppe.
Napoleone non può che biasimare il comportamento dei suoi uomini,
ma dall'altra non può nemmeno attendere. Il pericolo di Beaulieu incombe sempre.
Così, lasciata solo qualche truppa a guardia di Dego, comanda a Laharpe
di spostarsi tra Mombarcaro e San Benedetto, lungo il Belbo, con il compito
di bloccare eventuali avanzate austriache dalla Bormida di Spigno. Massena,
con la sua ormai ricostituita divisione, deve unirsi ad Augereau. L'ordine
è tassativo: devono guadare finalmente il fiume Tanaro. Il campo trincerato
di San Michele deve arrendersi definitivamente. L'attacco generale è fissato
per il 21 aprile all'alba.