Ceva
(16 - 17 aprile 1796)
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Vue de la ville de Ceva, les piémontais se retirent dans le fort.
Acquarello, mm 540 x 830. Parigi, Versailles e Trianon |
Dopo la vittoria contro gli austriaci a Dego (14 aprile) e la
notizia della resa dei piemontesi a Cosseria Napoleone decide di approfittare
del momento favorevole per dirigersi verso Ceva. Nella notte del 14 raccoglie
i soldati di Augereau presenti a Dego e si mette in cammino verso occidente.
Dà ordine anche a Séruriér, che si trova a Ormea, di avvicinarsi a Ceva lungo
l'alta valle del Tanaro. Infatti è intenzione di Napoleone affrontare
i piemontesi in campo aperto con almeno 25.000 uomini. Il 15 mattina, però,
riceve l'infausta notizia che gli austriaci hanno riconquistato Dego. Senza
esitare torna con due brigate al paese lasciato poco prima, ben deciso a rioccuparlo.
Dopo la seconda vittoria sugli austriaci Napoleone può tornare a pensare a
Ceva. Bonaparte impartisce l'ordine di concentrare tutte le truppe attorno
al campo trincerato della cittadella. Lì sono raccolti 13.000 soldati del
generale Colli contro i 24.000 ammassati da Séruriér e Augereau. L'offensiva
è prevista per il 18 aprile.
Il campo trincerato di Ceva è posto sulle alture della
riva destra del Tanaro. Copre due strade: quella di Mondovì e quella di Cherasco.
Tale postazione comprende delle opere fortificate poste a Torricella, Tetti
di Roasio, Testa Nera, Bric della Faja e sulla cima del contrafforte della
Bovina. Le ridotte, alla Testa Nera, sono tre e sono presidiate da un battaglione
di granatieri; una al Bric La Bastia (o Torricella) presidiata dal reggimento
Acqui; un'altra al Bric della Pedaggera, a 1 km dalla Bastia, dove si trova
il Colli coi reggimenti Guardie e Savoia. La disposizione è buona. Colli prende
posizione nelle giornate del 14 e 15 aprile. Il 16 aprile vede arrivare i
francesi. Il fronte è di circa 10 km. Lo controllano i circa 10.000 uomini
del generale Colli. (Alcune fonti parlano di 27.000 - 28.000 francesi
contro i 14.000 del Colli). Il 16 aprile a sinistra il generale Augereau -
con gli uomini rimastigli dopo le gravissime perdite subite a Cosseria - attacca
dall'alto il forte di Ceva, la Testa Nera (brigata Beyrand) e la Bastia (brigata
Joubert); a destra il generale Sérrurier risale con 6000 uomini il rio Bovina
e attacca il Bric della Pedaggera.
L'attacco al forte Ceva ha successo contro le due ridotte
avanzate di Case Baglione, che sono occupate. Risulta invece inutile contro
la fortezza. Nel frattempo il generale Joubert, ormai guarito dalla ferita
riportata a Cosseria, attacca la ridotta di La Bastia, ma viene respinto più
volte nonostante le cannonate che rischiano di far crollare i parapetti. Dopo
lunghi scontri Joubert riesce finalmente ad espugnare la ridotta. Ma per poco,
perché un'ora dopo questa è riconquistata dai fanti piemontesi di Acqui. Le
tre ridotte della Testa Nera resistono a tutti gli attacchi dei francesi,
prima col fuoco di fila a comando e, verso sera, anche con contrattacchi alla
baionetta. Alla fine i francesi si ritirano nel solco del rio Bovina. La divisione
Sérrurier nel frattempo attacca la Pedaggera. Risalendo il rio Bovina
è riuscita a circondare e a catturare un battaglione d'avanguardia del Colli,
per poi avanzare contro i parapetti della Pedaggera risalendo il pendio. Difendono
la Pedaggera dei muri a secco, collocati a diverse altezze, i cui parapetti
sono controllati dal reggimento piemontese Guardie.
I francesi attaccano con energia e sono pure superiori numericamente,
ma a causa di diversi fattori, tra cui il terreno accidentato, che li porta
a procedere in modo scomposto, non riescono ad avanzare. Al contrario i
piemontesi riescono a mantenere costante il fuoco contro il nemico, mirando
le avanguardie degli assalitori. Per un paio di volte gli assalitori sembrano
riuscire nell'impresa ma alla fine, stanchi, sono costretti a ritirarsi nel
solco del rio Bovina. Sabato 16 aprile è quindi una giornata di festa per
i piemontesi. La vittoria è servita a fermare, almeno momentaneamente, i francesi.
Ma il Colli non può pensare di asserragliarsi per sempre nel campo trincerato
di Ceva. Egli deve ritirare la sua piccola armata cercando di rallentare l'avanzata
francese e sperando nell'aiuto di Beaulieu, che non arriverà mai. Per non
parlare della corte di Torino che si allerterà solo la sera del 21 aprile,
quando arriverà notizia della sconfitta di Mondovì.
Prima che accada il peggio, Bonaparte decide di preparare un
nuovo attacco per la mattina del 18, questa volta meglio organizzato
con Augereau al centro e Séruriér a sud di Ceva, verso Mombasiglio, puntando
sulla strada Ceva - Mondovì. Infine Massena da Dego, attraverso la strada
Ceva - Cherasco, avrebbe dovuto portarsi verso Mombarcaro. Colli, però,
non attende l'attacco e nella notte tra il 16 e il 17 ripiega e si attesta
dietro la linea del fiume Corsaglia con la sua ala destra a Torre Mondovì,
il centro a San Michele e l'ala sinistra nei pressi di Niella Tanaro: un'abile
ritirata su una posizione più forte. Il generale Bonaparte ordina subito l'inseguimento.
Con lo spostamento delle forze piemontesi la strada che porta a Torino, attraverso
Dogliani e Cherasco, rimane completamente libera. Da questo momento in poi
i successi francesi si susseguiranno uno dopo l'altro e in sette giorni
Bonaparte raggiungerà il suo scopo.